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Perché iscriversi alla SSST? Risponde Andrea, laureato in Fisica teorica nel 2015

Pubblicato: Domenica 16 febbraio 2020
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Andrea Gallo Rosso, 29 anni
Laurea in Fisica teorica nel 2015

Dopo aver conseguito il dottorato di ricerca al Gran Sasso Science Institute dell’Aquila ora è titolare di una borsa di post-dottorato all’università Laurenziana di Sudbury, nell’Ontario

Ho imparato a confrontarmi con colleghi e docenti provenienti da corsi di laurea completamente diversi fra loro e dal mio. Questo mi ha insegnato che la forma mentis, la visione del mondo e l’approccio ai problemi di un individuo dipendono profondamente dalla sua formazione e che, di conseguenza, è necessario tenere la propria mente il più aperta possibile. Le branche del sapere, infatti, sono più interconnesse di ciò che comunemente si pensa e alcune delle maggiori sfide che ci ritroviamo ad affrontare come società e come specie dipendono dalla loro cooperazione”.

 

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a frequentare la Scuola?
Al momento della mia iscrizione provenivo da un liceo fortemente centrato sulla multidisciplinarietà e interdisciplinarietà (Umberto I di Torino). Mi sembrava sensato proseguire la mia formazione lungo la stessa linea. Questo, soprattutto, in ragione dell’estrema specializzazione del percorso universitario, la quale finisce spesso per trascurare tematiche di più ampio respiro e in comune a più discipline.

Hai usufruito del posto in collegio? Se sì, che vantaggi ne hai avuto
Durante i cinque anni di frequenza non ho mai usufruito del posto in collegio.

Quale valore aggiunto ti ha dato aver frequentato la Scuola, in termini di formazione e dal punto di vista delle opportunità lavorative?
Avendo deciso di restare in ambito accademico non mi è ancora capitato di ricevere un riscontro dal mondo del lavoro nel senso comune della definizione. Alcuni degli esami più tecnici mi hanno senza dubbio fornito un vantaggio oggettivo nel mondo della ricerca, come ad esempio quello di oratoria o la certificazione C1 di lingua inglese. Non credo, tuttavia, che sia questo il vero valore aggiunto della Scuola di Studi Superiori. Esistono, a mio parere, modi più efficienti di ottenere competenze concrete e immediatamente spendibili. La Scuola, piuttosto, ha contribuito a formarmi su tutto il resto della non-fisica, estendendo i miei orizzonti a tematiche che non avrei mai approfondito altrimenti, quali ad esempio l’economia internazionale o la filosofia del diritto. Queste non mi hanno ancora mai interessato direttamente in quanto fisico; nondimeno, esse hanno sicuramente contribuito ad ampliare un poco di più la mia visione del mondo, rendendomi (auspicabilmente) un uomo e un cittadino più consapevole. In altre parole, sebbene la Scuola non mi abbia formato su qualcosa di tecnicamente utile e specifico come il modo più corretto ed efficiente di simulare un rivelatore di particelle con GEANT4, mi piace pensare che mi abbia insegnato a farlo in una maniera un po’ meno ottusa.

Che cosa ti ha insegnato la Scuola?
Oltre a quello che ho già scritto trattando del valore aggiunto della Scuola, devo riconoscere di aver imparato a confrontarmi con colleghi e docenti provenienti da corsi di laurea completamente diversi fra loro e dal mio. Questo mi ha insegnato che la forma mentis, la visione del mondo e l’approccio ai problemi di un individuo dipendono profondamente dalla sua formazione e che, di conseguenza, è necessario tenere la propria mente il più aperta possibile. Le branche del sapere, infatti, sono più interconnesse di ciò che comunemente si pensa e alcune delle maggiori sfide che ci ritroviamo ad affrontare come società e come specie dipendono dalla loro cooperazione.

Ultimo aggiornamento: 16/02/2020 16:26
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